ANICE NERO “CIMINU CALABRESE” 10g

7,90

Era già utilizzato 4000 anni fa nell’antico Egitto come farmaco e si sa che nel 1500 avanti Cristo i Romani usavano consumare dolci all’anice per aiutare la digestione dopo i loro lunghissimi e pesanti pasti

Esaurito

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Anice Nero “CIMINU” . La pianta cresce spontanea sulle pendici della Sila e della Presila fino ad un’altezza di 900-1000 metri e produce i suoi aromatici acheni tra luglio e agosto. E’ molto difficile da riconoscere e solo pochi raccoglitori esperti riescono a localizzarla e individuarla.
Ciò rende l’anice nero un prodotto di nicchia, raro e costoso, rintracciabile solo sul posto in alcuni mercatini locali e presso pochissimi negozi. Ricordiamo che l’anice nero della Sila è una rara varietà dell’anice comune, una delle più antiche piante di spezie conosciute e da sempre sia a scopo medicinale che culinario. Probabilmente proveniente dal Mediterraneo orientale, fa parte della famiglia delle apiaceae, che comprende la carota, il prezzemolo, l’aneto, il finocchio e altre. Il nome anice deriva dall’arabo anysum e dal greco anison, poi diventato in latino anisum, ed è conosciuto e utilizzato da sempre come potente digestivo, diuretico, antinfiammatorio e antidolorifico, antispasmodico, antisettico ed espettorante. In tutta l’area mediterranea già dall’antichità l’olio di anice era usato, da solo o mescolato con vino, per preparare bevande alcoliche, digestive e corroboranti. Da queste nascono il raki turco, il greco ouzo, e anche il nostro calabresissimo liquore all’aranzu. Tuttora l’olio di anice è presente in alcuni farmaci e i semi di anice, ben tollerati da tutti sono molto utilizzati in fitoterapia. In gastronomia l’anice comune ha un uso casalingo e industriale in ogni sorta di preparazione, dalle caramelle alle merendine fino ai gelati.

Anice Nero “CIMINU” . La pianta cresce spontanea sulle pendici della Sila e della Presila fino ad un’altezza di 900-1000 metri e produce i suoi aromatici acheni tra luglio e agosto. E’ molto difficile da riconoscere e solo pochi raccoglitori esperti riescono a localizzarla e individuarla.
Ciò rende l’anice nero un prodotto di nicchia, raro e costoso, rintracciabile solo sul posto in alcuni mercatini locali e presso pochissimi negozi. Ricordiamo che l’anice nero della Sila è una rara varietà dell’anice comune, una delle più antiche piante di spezie conosciute e da sempre sia a scopo medicinale che culinario. Probabilmente proveniente dal Mediterraneo orientale, fa parte della famiglia delle apiaceae, che comprende la carota, il prezzemolo, l’aneto, il finocchio e altre. Il nome anice deriva dall’arabo anysum e dal greco anison, poi diventato in latino anisum, ed è conosciuto e utilizzato da sempre come potente digestivo, diuretico, antinfiammatorio e antidolorifico, antispasmodico, antisettico ed espettorante. In tutta l’area mediterranea già dall’antichità l’olio di anice era usato, da solo o mescolato con vino, per preparare bevande alcoliche, digestive e corroboranti. Da queste nascono il raki turco, il greco ouzo, e anche il nostro calabresissimo liquore all’aranzu. Tuttora l’olio di anice è presente in alcuni farmaci e i semi di anice, ben tollerati da tutti sono molto utilizzati in fitoterapia. In gastronomia l’anice comune ha un uso casalingo e industriale in ogni sorta di preparazione, dalle caramelle alle merendine fino ai gelati.

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